L’associazione Adagio si occupa del rapporto tra due temi importanti, la psicologia e la tecnologia, per cercare di capirne le compatibilità e le sinergie.
In questo intervento iniziamo una riflessione sul rapporto tra la psicoterapia e le videochiamate, esponendo il risultato di un mio approfondimento teorico e una mia personale posizione. Se avete dubbi, domande o consigli scrivete nei commenti, sarò lieto di iniziare una conversazione su questo tema.
Ormai sempre più psicoterapeuti utilizzano questi strumenti come parte integrante del lavoro clinico. Purtroppo non esiste ancora una vera e propria letteratura scientifica su questo tema. Personalmente ritengo che questi strumenti possano essere di ausilio all’agire psicoterapeutico.
A chi si può rivolgere: 4 situazioni
Partiamo da un presupposto: così come altri strumenti i colloquio tramite videochiamate non funzionano con tutti. I motivi possono essere i più diversi, in un range che va dalle abitudini personali a precise controindicazioni cliniche. Ho selezionato quattro situazioni nelle quali ritengo utile questo strumento:
1) Periodo all’estero
Ci sono molte persone che per lavoro o studio decidono o di vivere per un periodo di tempo lontano da casa. Quando ciò accade nel mezzo di un percorso psicoterapeutico spesso si è costretti a interrompere i colloqui anche per diversi mesi. Ad esempio una persona che per lavoro viaggia a Roma, New York, Parigi e ha il suo terapeuta a Milano; uno studente che decide di ampliare la sua formazione con un master all’estero o con il progetto Erasmus; chi frequenta una università fuorisede ma preferisce continuare un lavoro terapeutico con lo psicoterapeuta del suo paese. Tramite la possibilità di fare dei colloqui on-line si potrebbe mantenere una delle cose più importanti nel lavoro clinico, la continuità.
2) Disabilità, malattia, reclusione
Ci sono persone impossibilitate a muoversi da casa per vari motivi. Alcuni fisici, come una grave disabilità o una malattia; altri legali, come ad esempio una gli arresti domiciliari. Poter parlare con uno psicoterapeuta tramite video-colloqui può offrire a queste persone un importante supporto in un periodo difficile della loro vita.
3) Aggancio
Ci sono persone il cui problema è proprio quello del non riuscire ad uscire di casa. Ad esempio il caso dell’isolamento sociale volontario, che in Giappone prende l nome di Hikikomori, ragazzi che, sostanzialmente, rimangono chiusi in casa. Spesso queste persone fanno fatica ad accedere ai servizi di salute mentale proprio per questa loro difficoltà e i video-colloqui potrebbero essere un aggancio per provare a risolvere questo problema.
4) Interesse personale
Semplicemente qualcuno potrebbe essere interessato a un tipo diverso di relazione terapeutica, vuole sperimentare questa nuova esperienza. Oppure vive all’estero ma vuole fare un percorso di psicoterapia con un professionista della sua lingua o cultura.
Ci vuole un po’ di coraggio però i dati indicano una sempre maggiore diffusione degli smartphone in Italia e nel mondo [link dati sole 24 ore] e di esperienze all’estero come l’Erasmus, con la conseguente possibilità di conoscere persone di tutto il mondo e di intrattenere delle relazioni con queste persone. Tutto fa pensare che questo tipo di legame farà sempre più parte della nostra cultura: provare ad avvicinarci in qualche modo anche quando siamo distanti.
I limiti
Purtroppo non esiste un manuale sul tema, che è per certi versi pionieristico. Con lo spirito del ricercatore sono andato a scovare e ragionare sui possibili limiti o controindicazioni di questo strumento. Ne ho individuati 4
1) Comunicazione non-verbale
Uno dei limiti di un colloquio tramite uno schermo è quello di perdere alcuni aspetti della relazione non-verbale. La visuale, ad esempio, è limitata a ciò che è inquadrato dalla telecamera, non sempre è possibile vedere la postura. Altri aspetti sono impossibili da cogliere, come il respiro o l’odore.Viene stravolto il classico setting psicoterapeutico.
2) Relazione mediata
Ci sono anche persone che si trovano più a loro agio, davanti a un monitor, a esporsi rispetto ad una esposizione di persona, perché magari, semplicemente, sono fatte in quel modo. Non è per tutti, così come non è per tutti la relazione classica. Indubbiamente una relazione che si dovesse strutturare esclusivamente tramite monitor impone delle riflessioni in più riguardo a ciò che si sta mettendo in gioco di sé stessi e ciò che invece rimane nascosto. Ma questo potrebbe essere un tema da approntare in analisi.
3) Patologie
Ci sono alcune situazioni cliniche gravi che necessitano di una presenza fisica maggiore da parte dei curanti. Ad esempio un disturbo paranoico (caratterizzato da pensieri che le altre persone siano pericolose, che stiano spiando quello che facciamo che sfiorano qualcosa di delirante). In questo caso penso che possa essere in difficoltà una persona che pensa di essere spiata a parlare via web cam con non sai chi dall’altra parte che potrebbe intercettarti. Oppure in situazioni dove c’è rischio che il paziente faccia del male a sé stesso o agli altri. Sta al professionista capire con chi può essere più adeguato questo strumento.
Privacy
Nel video accennavo a problemi di sicurezza e privacy dei software. Nel frattempo ho approfondito il tema e ho potuto costatare che i principali software come Skype, Whattsapp e Facetime sono crittografati o hanno degli eccellenti livelli di sicurezza. L’ordine degli psicologi consiglia di utilizzare lo stesso trattamento per i colloqui tradizionali: consenso informato, trattamento dati sensibili ecc. È importante che il paziente si affidi solo terapeuti iscritti all’ordine e adeguatamente formati e informati riguardo e che consegni loro la documentazione adeguata.
Cosa penserebbero Freud e Jung?
Come già detto non esiste una lettratura scientifica molto approfondita su questo tema. Studi validi sul processo psicoterapeutico richiedono molto tempo (un certro numero di sedute, una valutazione a distanza di tempo per capire la stabilità ecc). Attingendo però alla fantasia e alle competenze cliniche si può comunque dire qualcosa di più approfondito dal punto di vista teorico.
Partiamo da un dato: tra le righe della corrispondenza di Freud emergono dei tentativi interpretativi e delle riflessioni che possono essere considerati i fossili delle odierne psicoterapie a distanza. Di certo lo strumento della lettera non era adatto a questo scopo, mentre gli strumenti digitali che utilizziamo oggi permettono una relazione molto diversa e certamente più n linea con la possibilità di una relazione psicoterapeutica.
Vorrei citare due grandi autori. Il primo è Bion, uno psicanalista inglese il quale sostiene che l’obiettivo principale della psicoterapia è quello di lavorare sulla consapevolezza di un’esperienza emotiva. Cioè ci sono degli aspetti emotivi che magari noi ignoriamo -per difesa o perché ancora mai emersi- in terapia si cerca di renderli più accessibili, in modo da poterci avere a che fare senza anvere, ad esempio, un attacco di panico.
Un altro autore che mi viene in mente è Jung che dice obiettivo principale della terapia è quella di ridurre la distanza tra conscio e inconscio. Quindi, per fare un esempio, una persona molto intellettuale, improntata sul lavoro e sul business che mette in disparte l’aspetto relazionale ed emotivo questo crea una distanza tra questi due mondi dove poi si concentra il sintomo, il malessere.
In terapia si cerca di avvicinare questi mondi. Questi due autori in qualche modo tracciano delle vie, una direzione verso la quale una relazione terapeutica dovrebbe andare. Forse il mezzo che si sceglie per far questa strada può essere vario. Ritengo che sia possibile, in linea teorica, utilizzare l’online per attraversare questa strada. L’obiettivo rimane uguale, la relazione che cura.
Conclusione
Ritengo che nei prossimi anni questo diventerà uno dei tempi più importanti nel mondo psicoterapeutico e una delle sfide più appassionanti. Consiglio a tutti di approfondire questi aspetti. Il digitale sta rivoluzionando quasi tutti gli ambiti pernsolai e lavorativi: davvero possiamo pensare che la psicoterapia possa esserne immune?
È importante usare i video-colloqui con coscienza critica e etica. Non è uno strumento adatto a tutti, non deve essere una scelta di comodo o di campo. Penso che possa essere uno strumento utile, anche in un’ottica più classica. Oppure, perché no, un modello particolare e nuovo di relazione umana da approfondire e studiare senza pregiudizi.
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