Oggi proveremo leggere il risultato di queste elezioni con la lente della cosiddetta “psicologia delle masse” cercando anche di capire se e in che modo i social network abbiano avuto un ruolo.

Partiamo dai dati (camera e senato hanno percentuali simili):

Centrosinistra circa 23%
Movimento 5 Stelle circa 32%
Centrodestra circa 37% (Lega 17%)
Liberi e uguali 3%.

Aldilà degli aspetti politici di coalizione e formazione del governo con tutte le difficoltà annesse, sembra evidente che si possono evidenziare due exploit: la Lega e il M5S. Forse non è un caso che questi due partiti siano stati tra quelli che più hanno sfruttato i social network, per coinvolgere le persone e screditare gli avversari (es. fake news).

Quanto hanno influito i social network?

Per rispondere ho trovato una ricerca pubblicata questo febbraio della International Society of Political Psychology, una organizzazione no profit coinvolta nell’esplorazione delle relazioni tra i processi psicologici e fenomeni politici. In questa ricerca intitolata (inglese): “Come i social media facilitano la protesta politica” hanno preso in considerazione un enorme numero di dati relativi a recenti movimenti di protesta, come Occupy Wall Street in USA, Indignados in Spagna, Turchia e Ukraina. Hanno evidenziato che i social hanno avuto un’influenza in tre aspetti:

1) Nella facilità di accesso e condivisione di informazioni pratiche, organizzative;

2) Nello scambio di emozioni e motivazioni a favore e contro le proteste;

3) Nella rilevanza che hano avuto certe informazioni e di conseguenza nel successo o fallimento di alcuni sforzi organizzativi.

Il terzo punto è il più complesso. Vuol dire è che la scelta soggettiva del social utilizzato per informarsi, influenza la rilevanza che viene attribuita alle informazioni di cui fruisco.

Facebook ad esempio si basa sulle amicizie, per cui i contenuti che mi compaiono di più in bacheca sono quelli condivisi dai miei amici e da persone che probabilmente la pensano come me o hanno valori simili ai miei.

Twitter, privilegia contenuti di persone che come me seguono certi temi o certe pagine o certi personaggi. Questo in qualche modo “ritaglia” le informazioni che mi arrivano e, nonostante io abbia la sensazione di essere più informato, in realtà rischio di continuare a vedere cose che confermano le mie idee.

Inoltre, l’utente tende ad attribuire più valore ai contenuti condivisi dagli amici rispetto a quelli pubblicati da fonti autorevoli. La struttura dei social da spesso più rilevanza alle notizie con molte interazioni. Se queste interazioni sono fatte da persone con cui l’utente ha un legame (di amicizia o di idee) ho la percezione che quella informazione abbia più valore, indipendentemente da chi l’ha pubblicata.

La psicologia di massa

I social hanno un ruolo importante nell’amplificare, nel bene o nel male, alcuni processi psicologici di massa. Ma quali sono questi processi psicologici?

Noi viviamo in una società di massa. La società di massa si è affermata progressivamente dalla seconda rivoluzione industriale (metà ‘800) fino ai giorni nostri. In due parole la nostra è una società in cui i singoli individui tendono a scomparire rispetto al gruppo o massa.

Di questi aspetti ne hanno parlato molti sociologi e psicologi. In particolare stasera io mi baserò su Freud che nel 1921 scrive il saggio “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” che è un testo molto attuale e su altri autori come Jung, Canetti e Ortega y Gassett.

Provando sintetizzare, la psicologia delle masse è caratterizzata da tre aspetti:

Un pensiero strutturato come “know-how”

Dalla fine dell’800 ad oggi si è sempre più affermato un pensiero fatto di procedure, razionalizzazioni, organizzazione, cose concrete, materiali. Pensiamo all’importanza che ha assunto il pensiero scientifico nella nostra cultura, o più semplicemente ai “5 facili modi per risolvere questo problema”. È un pensiero sempre più simile alla burocrazia (che però è un meccanismo che appartiene agli apparati statali non alle persone). Oggi anche il nostro pensiero è burocratizzato, standardizzato.

Carenza di risorse individuali

Nella nostra società c’è una relazione compromessa con i nostri istinti. Prendiamo ad esempio il mangiare. È un istinto assolutamente soddisfatto dalla nostra società. Ormai mangiamo quasi sempre per abitudine, per status sociale, per hobby, per astinenza. Siamo iper-nutriti e per fortuna non soffriamo più la fame. Eppure siamo anche la società con i maggiori disturbi alimentari. Il rapporto con i nostri istinti è compromesso. C’è negazione collettiva della morte. Siamo sempre più protetti, nutriti, curati, assicurati. Vuol dire più benessere ma meno risorse per affrontare le difficoltà. Meno risorse = bisogno di protezione = più paura = difesa dalle emozioni negative = panico (tipico delle masse) . Un circolo vizioso.

Identificazione e narcisismo

Le relazioni tra le persone sono sempre più legate a questi aspetti. Un esempio chiaro è il rapporto con l’autorità. Oggi è impensabile che un capo (un politico, un insegnante, un genitore) si presenti come una autorità che dice cosa fare, qualcuno di superiore e perfetto. No, il leader nella società di massa è qualcuno come me o che corrisponde a un mio ideale, nel quale mi posso identificare. Non è autoritario ma “magico”, mi propone una soluzione “magica” a tutti i miei problemi (Salvini, Trump, Renzi, Hitler). Un capo del genere crea delle relazioni molto superficiali e legate a fantasie di onnipotenza (tipico del narcisismo): noi insieme potremo fare questo e quell’altro. Yes we can! Il rovescio della medaglia è che così come ti ho “amato” un minuto dopo, se mi deludi ti demolisco (Renzi).

Gli individui nella società di massa, quindi noi, NOI siamo fanciulli aggrappati a un mondo di protezione in cui non dobbiamo metterci troppo in gioco. Una enorme mamma che ci nutre e ci protegge da ogni paura. Sviluppiamo poche risorse, ci sentiamo costantemente abbandonati da un mondo che non vede la nostra soggettività, i nostri problemi, il fatto che siamo speciali.

Conclusione

Credo che Lega e 5 Stelle sono stati i migliori a sfruttare i social network per amplificare questi aspetti psicologici delle masse:

1) I social facilitano la condivisione di informazioni pratiche, e loro hanno offerto soluzioni concrete, il know-how;

2) I social facilitano la condivisione di emozioni e motivazioni a favore e contro le proteste e loro hanno lavorato sul nostro bisogno di protezione, sulla nostra rabbia per non essere visti da mamma-e-papà-Stato, tramutandoli in motivazioni per votarli;

3) I social danno rilevanza ai contenuti simili a te e con i quali ti puoi identificare e loro sono stati bravi a sfruttarli per presentarsi come leader “magici”, come noi ma che insieme a noi avrebbero finalmente potuto risolvere il problema.